La nostra proposta di fronte alla crisi attuale dei mercati e dei consumi si chiama Socialing. La crisi che stiamo vivendo è una crisi strutturale, sia italiana che europea.
E’ un’occasione importante per una riflessione profonda sulle cause culturali e sociali, prima ancora che economiche, di questa involuzione. Se pensiamo di aspettare che passi la tempesta per poi affrontare la modesta crescita economica prevista con le stesse modalità attuali stiamo sbagliando profondamente.
Il Socialing ha come obbiettivo principale quello di favorire nuovi approcci etici ai consumatori ed ai mercati. Le esigenze reali delle persone, che siano consumatori, risparmiatori, imprenditori o manager sono al centro delle politiche di Socialing. I New media ed i Social network possono diventare uno strumento utile di condivisione del nostro nuovo approccio con la domanda.
Il Socialing come percorso verso una nuova cultura
Il dibattito, avviato già dalla fine degli anni sessanta, sulla sostenibilità “ambientale” in senso lato del modello di capitalismo, ha portato alla teorizzazione di un nuovo umanesimo economico, fondato sulla mediazione tra istanze economiche da un lato e psicologiche e sociali dall’altro.
L’evidenza empirica e la letteratura più accreditata su questo tema evidenziano come esistano molteplici modelli di capitalismo e, conseguentemente, possono esistere differenti modelli di Socialing. E’ la cosiddetta “terza via”, delineata originariamente da James Meade e indicata dal 1998 in avanti da esponenti politici di primo piano come Clinton, Blair e Schröder, deve necessariamente essere contestualizzata in ambiti precisi di riferimento per poter avere un sufficiente grado di plausibilità. Più recentemente, soprattutto Castells e Rifkin, con presupposti e approcci specifici, hanno dato un nuovo respiro al dibattito internazionale. Si è registrato, pertanto, un graduale spostamento del confronto culturale e politico dalla contrapposizione ideologica della lotta di classe a quella dell’accessibilità alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dal “community thinking”, dalla centralità degli apparati sindacali alla “mutual responsibility”, dal dibattito sulle ingiustizie del liberismo più esasperato e le rigidità della socialdemocrazia a un welfare leggero, positivo e più partecipato. La classe dirigente politica sta iniziando a confrontarsi con le istanze mosse “dal basso” e “dal nuovo”, dai movimenti sociali, espressione dell’esigenza di un nuovo modello di società civile attiva dove la cittadinanza è un diritto che si conquista assumendosi responsabilità sociali e civiche.
Oggi un nuovo orientamento ispira l’attività delle imprese: le fonti del vantaggio competitivo sono creatività e innovazione e, più in generale, tutti quei servizi finalizzati alla creazione di valore reale per il cliente. Questi vantaggi sono costruibili solo coalizzando e valorizzando talenti professionali di alto profilo. L’asse competitivo ruota intorno alla capacità di costruire relazioni interne ed esterne alle imprese differenziate tra di loro, generalmente di lunga durata e con un vasto ed eterogeneo gruppo di interlocutori.
Non è in gioco solo il rapporto con il consumatore/acquirente ma anche le varie forme di collaborazione con partner esterni all’impresa. Ripensando al contributo pionieristico di Meade del 1937 su “The Nature of the firm” e la successiva letteratura sul capitalismo manageriale andrebbe sottolineato come, oggi, la natura dell’impresa è cambiata perché ne sono cambiati i confini esterni, si è trasformato il concetto stesso di proprietà, focalizzato sempre di più sugli aspetti intellettuali e perché un consumerismo più responsabile crea le premesse utili per una nuova visione della natura e della finalità delle imprese economiche e sociali.
L’architettura aziendale ha assunto sempre di più una configurazione open di tipo collaborativo che segna il superamento dell’impresa chiusa e auto-regolata alla Marris. Se il mercato tende a essere visto come un sistema di relazioni piuttosto che di transazioni, la dimensione psicologica ed emotiva della relazione assume un rilievo preponderante. L’interlocutore dell’azienda non è un cliente la cui esperienza termina con il consumo del prodotto/servizio offerto ma una persona la cui psiche è il prodotto dell’interazione tra emozione, ragione, etica.
Significativo il fatto che la Harvard University abbia riconosciuto negli ultimi anni l’inadeguatezza dei nostri paradigmi su questi temi e abbia creato il Mind Brain Behaviour (MBB), centro interdipartimentale per l’analisi delle cause profonde dei comportamenti economici e sociali. Parallelamente, accanto alle attività tradizionali di carattere commerciale, si moltiplicano le iniziative di Corporate Social Responsibility, a testimonianza della crescente sensibilità dell’impresa verso i risvolti sociali ed ambientali delle sue attività commerciali.
L’impegno etico che le imprese sono sempre più disposte ad assumersi è funzionale al processo di legittimazione sociale, condizione sempre più importante per il raggiungimento di obiettivo di tipo competitivo. È quasi pleonastico sottolineare come molte di queste iniziative non siano autentiche, nel senso etimologico del termine, ma stiano esclusivamente strumentalizzando la sensibilità etica dell’ambiente ai propri fini.
Il Socialing è una proposta culturale e manageriale che si inserisce in questo mosaico tra vecchie istanze ideologizzate e nuovi percorsi culturali e valoriali.
L’abbrivio iniziale dal quale ci si può muovere è dato dallo scenario attuale di profonda crisi e rivisitazione dei modelli capitalistici nelle economie avanzate. All’interno di questa evoluzione culturale, che ha dato vita a un consumatore più consapevole, informato e critico nei confronti di un’economia di mercato che è troppo economia di offerta, forse può nascere un nuovo pensiero sull’impresa e sul suo rapporto con l’ambiente.
Un’impresa socialmente responsabile si afferma come soggetto economico che, attraverso il Socialing, vale a dire la socializzazione della propria identità con i pubblici di riferimento, contribuisce al miglioramento della qualità della vita della comunità nella quale è inserita.
Il senso di community che ne deriva è da ricondurre sia al rafforzamento del legame con il territorio, sia al moltiplicarsi delle occasioni e delle modalità di scambio tra i vari attori. In un clima di generale sfiducia e incertezza circa l’andamento dei mercati, cui fa da contrappeso l’immobilismo istituzionale, la durata della relazione con la domanda dipende dall’efficacia delle politiche di socializzazione comunicativa e commerciale della propria offerta.
L’impresa socialing oriented, per definizione, migliora sistematicamente il rapporto prezzo-qualità della propria offerta, sviluppa la propria responsabilità sociale e ambientale nel territorio in cui opera e contribuisce, attraverso l’innovazione intellettuale ed organizzativa, alla crescita del capitale sociale.
Il Socialing Institute, partner ufficiale di Cascina Triulza, ha organizzato numerosi eventi all’interno di Expo Milano 2015 per riflettere e confrontarsi sulle esperienze e sulle tecnologie di Socialing più significative del nostro paese e del contesto internazionale.
Il 3 giugno 2015 si è svolto il secondo European Socialing Forum e durante l’evento è stata presentata la Carta Universale dei Diritti della Terra Coltivata.
Il 26 giugno 2015 i più grandi esperti italiani e internazionali si sono riuniti per condividere e discutere nuove idee innovative finalizzate alla nutrizione del pianeta ed è stato presentato il progetto “Dal Chilometro Zero al Chilometro Verde: la nuova frontiera dei prodotti agroalimentari”.
Il 22 settembre 2015 è stato presentato l’evento “L’arte di regalare cibo, con la partecipazione di illustri relatori del mondo agroalimentare italiano che hanno dibattuto sul tema della multiforme relazione fra cibo, arte e regalo.