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Ilaria Barbisotti e Andrea Farinet   

 

La produzione ed il consumo alimentare costituiscono il fulcro del rapporto tra essere umano e natura. Motivo per cui, per far fronte alle crescenti esigenze nutrizionali di un mondo sempre più popolato, la diffusione di sistemi di produzione e consumo etici ed ecocompatibili diventa cruciale per la salvaguardia del pianeta.

L’importanza di queste tematiche é emersa in modo particolare a seguito di Expo Milano 2015, che ha generato a livello nazionale ed internazionale una nuova consapevolezza circa il diritto universale relativo alla quantità e alla qualità del cibo, senza trascurare l’impatto ambientale della sua produzione.

Nutrire il mondo in maniera sostenibile e rispettosa dell’ambiente si prospetta, quindi, come una delle sfide più ardue e complesse nel panorama globale del prossimo decennio per riuscire a raggiungere concretamente i Millennium Development Goals[1] entro il 2030.

L’attuale sistema agroalimentare, la cui produzione rappresenta uno dei settori economici più grandi a livello globale, nel 2019 ha superato i 7.4 trilioni di euro secondo le stime di Plunkett Research[2], ovvero circa il 10% del PIL mondiale. Nel panorama europeo, l’Italia ricopre una posizione di leadership nel settore agricolo, vantando una delle produzioni più virtuose al mondo. L’Italia rappresenta, infatti, il primo paese per valore aggiunto e il terzo per valore della produzione in Europa (Istat, 2020). L’export agroalimentare italiano nel 2019 ha raggiunto un valore pari a 44.6 miliardi di euro grazie alla rinomata qualità dei prodotti Made in Italy (ANSA, 2020).

Nonostante il tradizionale settore food sia così proficuo e redditizio, é però causa di innumerevoli ripercussioni negative su società ed ambiente. Lo scopo di questo articolo é quello di generare consapevolezza circa la gravità degli effetti dell’attuale sistema agroalimentare e proporre possibili soluzioni che possono essere adottate in ambito aziendale per rendere più sostenibile l’intera filiera.

Da un punto di vista sociale, l’odierno sistema agri-food contribuisce da un lato del mondo alla diffusione di fame e malnutrizione nei paesi più poveri, e dall’altro di sovrappeso e spreco alimentare in quelli più ricchi. Tanto che la FAO[3] stima che su 7.8 miliardi di individui, almeno due miliardi siano malnutriti mentre quasi un miliardo di persone soffra di obesità.

Roberto Cingolani, ex direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, ha dichiarato nell’ambito della conferenza “Natura Magistra Scientiae[4] che il nostro pianeta possiede risorse necessarie per sostenere 3 miliardi di abitanti. Ad oggi, però, siamo 7.8 miliardi e sprechiamo inutilmente 1.3 miliardi di tonnellate di cibo, ovvero quasi un terzo della produzione mondiale (FAO, 2019). Questi alimenti vengono infatti gettati o sprecati nei Paesi economicamente più sviluppati al posto di essere utilizzati per ridurre gli attuali squilibri nutrizionali presenti nelle aree più povere del pianeta (Worldometer, 2020). Anche in Italia la piaga dello spreco alimentare risulta alquanto diffusa, tanto che tra 2018 e 2019 sono stati sprecate più di 15 milioni di tonnellate di cibo, circa 37kg a testa in un solo anno (Lifegate, 2020).

Il moderno settore agroalimentare, oltre a costituire un paradosso alimentare per i motivi appena citati, viene indicato tra le maggiori cause di sfruttamento di suolo e risorse idriche, di inquinamento da fertilizzanti, di deforestazione, di desertificazione e di perdita di biodiversità (University of Oxford, 2020). Inoltre, le colture e gli allevamenti intensivi sono considerati dall’Università di Oxford[5] come una delle fonti più importanti di gas effetto serra. Fatto 100 le emissioni totali in atmosfera, i gas inquinanti prodotti dal sistema agroalimentare globale rappresentano almeno il 30% (IPCC, 2020). In particolare, si può ascrivere alla produzione zootecnica il 75% dei gas serra rilasciati dall’intero sistema agri-food, attribuendo alla produzione agricola il restante 25% (FAOSTAT, 2013). Nel Nord Italia nel 2020 secondo Legambiente[6] quasi il 30% delle emissioni nocive di polveri sottili provengono proprio dal settore agricolo.

Risulta evidente dalle nostre prime considerazioni che il contesto agroalimentare internazionale e nazionale presenti evidenti inefficienze sia dal punto di vista sociale che ambientale. Motivo per cui il tradizionale modello di produzione e consumo di prodotti alimentari appare insostenibile nel prossimo futuro. E’ indiscutibile che sia necessario ripensare l’odierno sistema alimentare in un’ottica di economia circolare, adottando processi produttivi più sostenibili ed ecocompatibili.

Sotto il profilo aziendale, per aumentare l’efficienza e la sostenibilità della produzione, è necessaria una gestione olistica e strategica della filiera. In particolare, il sistema produttivo agroalimentare deve essere supportato da analisi per valutare l’ecocompatibilità dei processi, al fine di ridurre al minimo l’impronta ecologica del ciclo di vita dei prodotti.

Diverse sono le misure di mitigazione dell’impatto ambientale del sistema agricolo e zootecnico che potrebbero consentire di rendere la produzione più verde e sostenibile.

Alcune delle iniziative più efficaci risultano:

– L’ausilio di energie rinnovabili al posto dei combustibili fossili per ridurre le emissioni;

– La compensazione della deforestazione mediante il reimpianto per salvaguardare la biodiversità;

– Il ricorso alla coltivazione idroponica[7], fuori suolo o senza suolo per ottimizzare l’utilizzo delle risorse;

– La diminuzione dell’uso di fertilizzanti chimici in favore di quelli organici per migliorare la sicurezza degli alimenti;

– L’adesione al programma del Chilometro verde per garantire una tracciabilità ambientale ed etica dei prodotti agroalimentari[8] (Andrea Farinet, 2015).

– La riduzione di eccedenze e sprechi alimentari e il riutilizzo degli scarti della produzione per ridurre il consumo di energia e materie prime.

E’ proprio quest’ultima soluzione, ovvero la riduzione del food waste, che Project Drawdown[9] (2020) indica come la più efficacie per migliorare la sostenibilità della produzione e, al contempo, contrastare il cambiamento climatico e la fame nel mondo.

Per ridurre l’impronta ecologica dello spreco alimentare le imprese dovrebbero concentrarsi sulla costruzione di infrastrutture efficienti per la conservazione post-raccolta e il trasporto di cibo nelle aree meno sviluppate (Project Drawdown, 2020). Mentre in nelle zone più ricche la gestione delle strutture richiede l’implementazione di tecnologie e processi innovativi per una filiera che ottimizzi l’utilizzo delle risorse e degli scarti. Al contempo, risulta fondamentale sensibilizzare maggiormente i consumatori circa il problema dello spreco alimentare per diminuirne l’entità su scala nazionale.

Oltre alla riduzione delle emissioni, quest’orientamento può aiutare le aziende italiane a rispondere in modo più efficiente e sostenibile alla futura domanda di cibo, che crescerà di pari passo con l’aumento della popolazione mondiale, che si stima raggiungerà i 10 miliardi entro il 2050 (United Nations, 2019).

 

Fonti:

ANSA, 2020. Coldiretti: export cibo italiano per 44,6 miliardi nel 2019. ANSA. <https://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/business/2020/03/02/coldiretti-export-cibo-italiano-per-446-miliardi-nel-2019_765c5282-4432-4826-b0cd-f48af96747ed.html>

COMMISSIONE EUROPEA, 2020. Accordo di Parigi. Commissione Europea. <https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it>

FAO, 2013. Food wastage footprint impacts on natural resources: summary report. FAO. <http://www.fao.org/3/i3347e/i3347e.pdf>

FAO, 2019. The state of food and agriculture. FAO. <http://www.fao.org/3/ca6030en/ca6030en.pdf>

FARINET, A., 2015. Socialing: un nuovo equilibrio tra consumatore, imprese e mercati. Milano: Franco Angeli.

GARANCINI, C., 2020. Spreco di cibo: per la prima volta è in diminuzione. Lifegate.

<https://www.lifegate.it/giornata-nazionale-contro-spreco-alimentare-2020-iniziative>

IPCC, 2020. I punti essenziali di Climate Change and Land, il Rapporto Speciale IPCC. Intergovernmental Panel on Climate Change. <https://ipccitalia.cmcc.it/i-punti-essenziali-di-climate-change-and-land-il-rapporto-speciale-ipcc/>

ISTAT, 2020. Andamento dell’economia agricola. Anno 2019. Istat. <https://www.istat.it/it/files//2020/05/Andamento-economia-agricola-2019.pdf>.

LEGAMBIENTE, 2020. Mal’aria di città. Legambiente. <https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/01/Malaria-di-citta-2020.pdf>

MAGNANI, A., 2016. Agroecologia e Chilometro verde, l’agricoltura si rinnova nel dopo Expo. Il sole 24 ore. <https://nova.ilsole24ore.com/progetti/agroecologia-e-chilometro-verde-lagricoltura-si-rinnova-nel-dopo-expo/>

PLUNKETT RESEARCH, 2020. Plunkett’s Food Industry Market Research. Plunkett Research. <https://www.plunkettresearch.com/industries/food-beverage-grocery-market-research/>

RITCHIE, H., ROSER, M., 2020. Environmental impacts of food production. University of Oxford. <https://ourworldindata.org/environmental-impacts-of-food>

PROJECT DRAWDOWN, 2020. Reduced food waste. Project Drawdown. <https://drawdown.org/solutions/reduced-food-waste>.

OTTMAN, J. A., 2011. The new rules of Green Marketing. Strategies, tools, and
inspiration for sustainable branding. San Francisco: Berrett-Koehler Publishers.

TUBIELLO, F. N., SALVATORE, M., ROSSI, S., FERRARA, A., FITTON, N., SMITH, P., 2013. The FAOSTAT database of greenhouse gas emissions from agriculture. FAOSTAT. <http://www.fao.org/climatechange/36143-0fa4483057747f41c08183b702ec5954e.pdf>

UNITED NATIONS, 2019. Growing at a slower pace, world population is expected to reach 9.7 billion in 2050 and could peak at nearly 11 billion around 2100. United Nations, Department of Economic and Social Affairs. <https://www.un.org/development/desa/en/news/population/world-population-prospects-2019.html>

UNITED NATIONS, 2015. Sustainable Development Goals. United Nations. <https://sustainabledevelopment.un.org/>

WORLDOMETER, 2020. Current World Population. Worldometer. <https://www.worldometers.info/world-population/>


[1] Nel 2015 la Commissione delle Nazioni Unite ha stabilito di ricercare un modello di sviluppo più etico ed ecocompatibile tramite l’adozione di Obiettivi per lo sviluppo sostenibile condivisi dai 193 stati membri dell’ONU. Questo programma di azione prende il nome di Agenda 2030 e contiene 17 Sustainable Development Goals che devono essere raggiunti entro l’anno 2030.

[2] PLUNKETT RESEARCH, 2020. Plunkett’s Food Industry Market Research.

[3] FAO, 2013. Food wastage footprint impacts on natural resources: summary report.

[4] Incontro-spettacolo tenuto nel 2016 al Teatro Studio Melato di Milano per offrire approfondimenti e previsioni per il futuro su quanto la scienza stia costruendo ispirandosi alla natura.

<https://www.youtube.com/watch?v=SpGWRIKtVeY>

[5] RITCHIE, H., ROSER, M., 2020. Environmental impacts of food production. University of Oxford.

[6] LEGAMBIENTE, 2020. Mal’aria di città.

[7] L’idroponica, ovvero la coltivazione senza suolo o fuori suolo, prevede l’adozione di tecniche alternative di coltivazione che non richiedono l’uso del terreno, ma l’impiego di un substrato e di acqua arricchita con sostanze nutritive. Si tratta di sistema più intelligente e rispettoso dell’ambiente, che consente di contenere la dispersione di calore tipica delle centrali elettriche a biogas e che permette di aumentare in maniera considerevole la quantità e la qualità del raccolto.

[8] Il Chilometro verde, evoluzione naturale di Chilometro zero, è una rete tecnologica per la produzione e la commercializzazione di prodotti agroalimentari secondo due principi fondanti: qualità italiana e cultura tecnologica. Il fine ultimo di questo programma è la creazione di una filiera più breve e più trasparente in tutti i suoi passaggi, dalla logistica al ricarico sui prezzi.

[9] Project Drawdown é un gruppo di scienziati e ricercatori provenienti da tutto il mondo che ha analizzato le migliori iniziative per contrastare il cambiamento climatico.

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